mercoledì 17 aprile 2013

SILENZIO

Sono quella nell' ultima fila, quella che sta in silenzio a rimuginare sulle frasi dette, non sono a capo delle assemblee, non mi impadronisco della parola urlandola sopra quella degli altri, è un'arma talmente affilata la parola che bisogna saperla maneggiare con grande destrezza e cura, prima di usarla spesso. Da sempre penso, probabilmante per natura o forse per sicurezza, o insicurezza, timidezza o esperienza personale, chi lo sa, che più si soffra e si rimanga impietriti davanti a situazioni epocali, più il silenzio paghi. Ricompensi. Riveli. E curi. Per questo motivo le manifestazioni, gli scioperi, le assemblee, le riunioni, le grida, le discussioni dei ragazzi davanti alle scuole e dei miei colleghi davanti alla macchinetta del caffè su ciò che è accaduto alla maratona di Boston,  mi fanno rimanere senza parole. E rimango ancora una volta in silenzio,  perchè tanto non ci sono parole utili, perchè tutto quello che si dirà non cambierà nulla di quello che è accaduto, perchè tra pochi giorni anche quelli che ora urlano più forte la propria rabbia, dimenticheranno, perchè sento che è il modo migliore per portare rispetto a quella mamma in fin di vita, a quella figlia, a quel padre e a quel bimbo.
Non parlarne invano.
Niente esagerazioni, niente sdegno volutamente urlato in tutte le direzioni, niente retorica sbattuta in faccia agli altri.
Solo un eroico, imponente e rumoroso silenzio.

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