sabato 16 marzo 2013

E LODE!

Genova non dista molto, in un'oretta e mezzo di macchina la raggiungi, ma siamo partiti presto, per nulla al mondo me lo sarei persa. Arrivati, abbiamo faticato un pò a trovare la sede, ma una volta localizzata, l' ho subito visto: elegante, almeno per i suoi standard fatti di felpe e jeans, con camicia celeste e maglietta blu, me lo sarei abbracciato subito e strapazzato di baci, ma era attorniato dagli amici e mi sono imposta di mantenere  un certo aplomb. Quando hanno chiamato il nostro cognome e siamo entrati, la bellezza dell'aula magna mi ha fatto trattenere il fiato: per terra non si vedeva neppure un angolo di pavimento, ovunque c'erano tappeti nei toni eleganti del beige e del bordeaux, le poltrone erano chiare e, davanti a noi si estendeva un lunghissimo tavolo, pieno di microfoni, computers, fili e professori iniversitari. Lui si è seduto ed ha cominciato a parlare al microfono, con la bocca secca., ma la voce sicura, tirava fuori dal cilindro date, citazioni, nomi e concetti che sarei stata ad ascoltarlo per ore, stupita che non ci facessero uscire perchè il mio cuore batteva così forte da coprire ogni voce, mia figlia mi ha fatto notare che avevo le unghie conficcate nelle mani e che forse avri dovuto allentare un pò la presa se non volevo uscire da quell'aula lasciandomi dietro una scia di sangue, ma io non volevo proprio uscire da quell'aula, mi sarei fermata lì, per ore, ad ascoltare mio figlio parlare della sua tesi, il giorno della sua laurea,  invece, dopo quello che mi è sembrato un attimo, ci hanno fatto uscire, per richiamarci  poco dopo, conferirgli la laurea e comunicargli la votazione: 110 e lode. E' scattato l'applauso, ma siamo stati ripresi che era troppo presto " Non si può applaudire quando l'attore principale sta ancora recitando la sua parte" ha tuonato il professore, così che alla fine ci hanno dovuto dire che a quel punto si poteva applaudire, perchè nessuno di noi ha più osato battere le mani. E ho pianto, pianto da fazzoletto, non a singhiozzi, perchè mi sono trattenuta, ma ho pianto, ho pianto per la commozione, per la gioia, per la tensione, perchè è la fine di un ciclo e l'inizio di un altro, per la vita vera che l'aspetta,  mia figlia cuore di ghiaccio ha pianto, mio marito aveva i goccioloni che gli bagnavano il giubbotto, mia mamma piangeva, mio padre ottantenne si è dovuto sedere, mio fratello ci guardava sconsolato e scuotendo la testa, mentre mia cognata la previdente ha cominciato tirare fuori fazzoletti di carta. Siamo usciti in terrazza, perchè una ragazza aveva pensato di portare qualcosa per brindare ( brava!) e sarà stata l'aria fredda sul balcone o i molti brindisi scambiati, ma mi sono rimessa in sesto. Siamo andati a pranzo in un locale caro a mio figlio, dove di solito guarda le partite, raggiunti da tanti giovani, amici suoi. E' stato bellissimo, lo so, sembro e anzi probabilmente sarò retorica, ma non trovo un aggettivo più adatto a questo giorno: bellissimo. E ve lo auguro, vi auguro con tutto il cuore di avere l'immenso piacre e la grande fortuna di assistere alla laurea di un figlio, perchè è stata, almeno per me, una delle emozioni più grandi, intense e forti che abbia mai provato.



Uno dei giorni più belli della mia vita.

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